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Ad inizio 2020, il nostro Pier Francesco Mercanti, Associate Executive Manager della divisione Legal ha supportato Chiron Energy, giovane ed emergente gruppo italiano attivo nel settore delle energie rinnovabili, nell’individuazione di una figura di Head of Legal che avesse il compito di implementare la funzione legale della società e coordinarne le attività.

Dopo un’accurata attività di ricerca e selezione, la scelta è ricaduta - con ampia soddisfazione di tutte le parti in causa - sull’Avv. Elena Urbani, giovane professionista (ma con quasi 10 anni di lavoro alle spalle) specializzata in diritto amministrativo, con una vasta esperienza in rinomati studi legali del settore, sia di stampo internazionale che domestico.

A distanza di un paio d’anni, Pier Francesco Mercanti ha deciso di tornare da lei per avere un feedback relativamente alla sua esperienza di Head of Legal in una Società dopo gli anni passati in Studi Legali.

Quali sono, a livello di attività, approccio, responsabilità, le differenze che hai percepito nel nuovo ruolo di legale d’azienda?

La principale differenza a livello di attività di un Legal in-house rispetto agli studi legali è senz'altro la multidisciplinarietà. Nel corso della mia passata esperienza negli studi legali mi sono specializzata nel diritto amministrativo, dapprima con focus nel settore energy e degli appalti e negli ultimi anni nel settore dell'edilizia e dell'urbanistica. Come noto, negli studi legali, sia internazionali che boutique, l'approccio è quello della specializzazione per materia, che porta alla divisione in vari dipartimenti o practices. In Chiron, invece, seppur con un focus sul diritto amministrativo, mi sono trovata ad affrontare e ad approfondire ogni giorno materie e settori diversi del diritto, con un approccio tendenzialmente più pratico ed operativo, ma non per questo caratterizzato da minore complessità.

Le responsabilità sono sicuramente maggiori per un ruolo di Head of Legal, che richiede delle competenze, oltre che legali, di coordinamento e di tipo "manageriale" per organizzare e pianificare al meglio le attività giornaliere e coordinare i professionisti esterni e gli stakeholders.

Da questo punto di vista, ha influito una crescita esponenziale dell'azienda e quindi delle attività e dei progetti da seguire, cui è seguita anche una crescita del team Legal, arrivato a 4 componenti: ora lavorano con me due Legal Specialists e una Paralegal.

Quali sono secondo te, le caratteristiche professionali e personali, che deve avere un buon legale d’azienda?

Come anticipato, a mio avviso, ciò che deve caratterizzare un legale d'azienda è un approccio più dinamico, pratico e orientato al problem solving, senza per questo trascurare l'accuratezza e la precisione negli approfondimenti legali ed un costante aggiornamento professionale. Se il ruolo che si riveste è poi quello di Head of Legal sono necessarie anche delle doti organizzative e gestionali al fine di pianificare al meglio le attività e coordinare il lavoro del team, degli advisor esterni e degli stakeholders. Dal punto di vista personale, ci vogliono sicuramente fermezza, sicurezza, equilibrio, flessibilità e una buona dose di pazienza e di diplomazia, tutte doti che si acquisiscono e perfezionano con l'esperienza e su cui sto ancora lavorando!

Negli ultimi tempi ci stiamo accorgendo di una maggior propensione, da parte delle aziende, ad internalizzare la funzione legale. Quali sono in vantaggi che ne conseguono?

Avere un professionista o un team interno legale interno velocizza e facilita i processi aziendali, anche a livello di compliance, e consente di gestire al meglio le attività di supporto legale alle varie funzioni aziendali. Inoltre, non è da trascurare anche il risparmio in termini economici per l'azienda.

Per concludere, una domanda un po’ provocatoria: uno dei motivi, tra gli altri, che spinge gli avvocati a voler passare in azienda, è dato dalla possibilità di avere un miglior work-life balance. Cosa hai riscontrato dalla tua esperienza circa questo aspetto?

Ritengo che i motivi che spingono gli avvocati anche più giovani a fare il passaggio in-house siano, oltre che in alcuni casi un migliore work-life balance, una maggiore stabilità, anche a livello contrattuale e, almeno per quella che è la mia esperienza in Chiron, un lavoro più dinamico e stimolante ed un'attenzione più marcata alle risorse umane e al loro percorso di crescita professionale rispetto agli studi legali, con le dovute eccezioni.

In Chiron le persone sono messe al centro: nonostante i ritmi di lavoro spesso impegnativi, c'è grande rispetto per le esigenze personali di tutti, oltre alla possibilità di fruire di alcuni benefit aziendali che non vengono offerti dagli studi legali (ad esempio buoni pasto, assicurazione sanitaria) e la possibilità di poter lavorare in remote working, che ritengo sia ormai una possibilità che tutte le aziende dovrebbero offrire ai propri dipendenti. Tuttavia, personalmente preferisco una modalità di lavoro ibrido, con una parte del lavoro in presenza che consenta un confronto diretto e più immediato con i team, oltre che un approccio più umano nei rapporti professionali.

In generale, tornando al work-life balance, per lo meno per quella che è la mia esperienza, non è detto che il passaggio in house consenta un netto miglioramento dell'equilibrio tra lavoro e vita privata, ma questo dipende dalle responsabilità che si ricoprono, dalla passione e dall'impegno che si mettono nel lavoro, oltre che dai propri obiettivi professionali. Lavorare in una cultura aziendale sana ed equilibrata e condividere e credere in un progetto così attuale e importante, come quello di Chiron, orientato alla transizione energetica e alla sostenibilità ambientale, spesso porta ad andare oltre agli orari lavorativi, ma sempre con passione ed entusiasmo in un ambiente sereno e stimolante!

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Summary

Pier Francesco Mercanti, Associate Executive Manager, ha intervistato Elena Urbani, professionista del settore Legal, per raccogliere la sua testimonianza in merito al cambio di prospettiva del passaggio in-house.

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